La storia di Maria Domenica non è solo la storia di un grande medico, è un esempio di come un punto di partenza sbagliato possa poi trasformarsi in un punto di forza capace di aprire nuovi orizzonti. La sua storia inizia in Salento, a Presicce, in provincia di Lecce, da genitori entrambi migranti in Svizzera.
L’infanzia è stata difficile, segnata da un trauma che ha inciso profondamente per tanti anni: il suicidio del padre a soli 39 anni; persona irascibile, violenta e depressa, oggi si direbbe un “border” di cui la madre si era innamorata da giovane. “Quando mio padre è morto avevo 7 anni e mia sorella 5, ho capito che si era suicidato dai discorsi dei grandi che ascoltavo intorno a me, ma nessuno me lo ha mai detto ufficialmente. Ricordo la bara con un vetro trasparente da cui si vedeva il busto, aveva una ghirlanda di fiori intorno al collo, probabilmente volevano nascondere i segni del cappio. Per anni ho avuto il senso di colpa. In realtà lo avevamo già perso anni prima, era sparito per quattro anni e quando era ricomparso temevamo volesse rapirci perché aveva già tentato di farlo. In realtà voleva salutarci per l’ultima volta. Ho sempre vissuto con la nonna materna: è stata la mia vera guida, una madre, un’impronta vera”.