L’AZZURRO DEGLI ASINI

L’Azzurro degli Asini non è solo l’evocativo titolo di un’Associazione,
ma è la storia che racchiude la vita di Lisa – infermiera in forza alla terapia intensiva – prestata a un grande progetto dedicato all’amore ed al rispetto degli animali che dialoga con il variegato mondo delle persone fragili.
Lisa ha fondato, col marito Roberto (anch’egli infermiere) ed una ristretta cerchia di familiari, la propria Associazione e dal 2013 ha iniziato un percorso formativo – personale e professionale insieme – che esplora le nuove frontiere della cura e dell’assistenza. È una pioniera degli Interventi Assistiti
con gli Animali (IAA, genericamente noti come Pet Teraphy), disciplina
che ha saputo declinare non in un semplice hobby, ma in un progetto aperto a chi ha bisogno.“Il progetto”- racconta Lisa – “ha radici profonde nell’amore per gli asini, animali a me molto cari. Il ricordo del primo asino l’ho impresso
nella mente: mio padre vestito da Babbo Natale con l’asino a fianco alla festa di Natale all’asilo. Ho sempre disegnato e guardato gli asini, li ho ritrovati molti anni dopo, col matrimonio, nel lavoro di mio suocero.
Ho iniziato ad appassionarmi, a osservarli, a studiarli. Ho provato sensazioni profonde: libertà e voglia di riscatto insieme. Mentre dei cavalli si sa tutto, degli asini si sa poco. Sono e restano ai margini delle “tendenze” perché nessuno se ne occupa, spesso sono stati maltrattati e mediamente
non destano interesse, non vanno di moda, eppure sono animali “sapienti” che hanno contribuito a scrivere molte pagine di storia, amici degli alpini
e grandi portatori di pesi, pazienti e forti. Sono ricchi di dignità e smuovono sentimenti profondi. Col loro sguardo e impercettibili movimenti
delle orecchie, leggono la realtà e parlano all’anima di tutti noi.
Entrano in contatto con le nostre sensazioni più profonde, curano le ferite emotive e ci restituiscono benessere ed affetto. Ho iniziato a studiare
nel 2013 alla Città degli Asini di Padova dove ho conseguito l’abilitazione
di coadiutore dell’asino.
Da quel momento, ho intrapreso una strada tutta in salita ma rivoluzionaria, che si arricchiva di volta in volta di animali, emozioni, progetti, sogni.
Ho trasformato – con l’aiuto e il supporto di mio marito – la casa in una grande fattoria, dove oggi ho un vero e proprio regno di animali da cortile.
Ospito diciotto asini, due capre, due maiali, tre oche, un pulcino addomesticato, due cani, due cavalli, un pavone, vari gatti e una moltitudine di galline. Per ognuno di essi procuro cibo, acqua, cure e riparo dal freddo
e intemperie. Vivono liberi e convivono tra di loro nel massimo rispetto
di spazi e tempi. Non è un allevamento, né una fattoria tradizionale,
ma una grande casa accogliente dove l’obiettivo primario è educare
al rispetto, all’amore per la natura e creare occasioni di incontro e di dialogo per chi è in cerca di risolvere le proprie fragilità. Gli asini ci insegnano
a metterci a disposizione, perché è ciò che fanno loro: ti accettano,
ti accolgono e si dedicano agli altri con disponibilità.
L’immaginario dell’asino porta in superficie tutti i tratti meno apprezzati dall’uomo: lentezza, sproporzionalità, goffaggine. Il mio desiderio
non è quello di rincorrere i tratti più irraggiungibili, ma di recuperare quelli tralasciati per ridargli dignità. I nostri interventi ribaltano un concetto di fondo: l’animale non si utilizza per un servizio, ma lo si incontra per stabilire
una relazione vera.
Chiunque può venirci a trovare e mettersi in ascolto di se stesso,
da solo o in gruppo. Si entra titubanti, e si esce arricchiti, in parte anche trasformati dalla lezione magistrale degli asini che sanno tirar fuori talenti, leggere emozioni, restituire fiducia. Certo, siamo solo nel mezzo
del cammino, la fatica è tanta e l’investimento è stato enorme.
Il mio stipendio va solo per il fieno, non mi avanza nulla, rinuncio
allo shopping da anni e per completare il progetto servono ancora molte risorse, ma quando vedo che la famiglia dei mei asini sta bene, tutto passa, mi ricarico. Li vedo nascere, vivere, invecchiare, io mi sono adattata
ai loro tempi e loro ai miei. Ogni mattina mi alzo alle quattro, faccio il primo giro di ricognizione, risolvo le urgenze ed assicuro il cibo.
Poi parto, faccio il mio turno in ospedale, e dalle quindici e trenta in poi ricomincio fino a sera. Non esistono né ferie né week-end: se ti fermi sei perduto. Non mi sento una missionaria, ma parte attiva di un progetto
in cui credo molto che vuole semplicemente rispondere ai bisogni,
spesso trascurati o non noti, delle persone fragili.
Lavoro con gruppi di anziani affetti da Alzheimer e demenze, bambini disabili ed autistici, siamo aperti a qualsiasi gruppo. Vengono spesso a trovarci
gli scout, psicologi ed etologi, da poco alcuni bambini chiedono di fare qui
la festa di compleanno.
Oggi stiamo costruendo una sala coperta, attrezzata e riscaldata
per le attività, stiamo pensando ai profumi e agli odori della natura. Pensiamo di allargare l’orto e di creare un giardino sensoriale per i disabili, ma anche di avviare corsi di cucina naturale.
Cerchiamo, senza retorica, quell’armonia tra corpo e mente che tutti cercano da secoli. Io ci sto provando con gli asini, animali semplici e fedeli
che mi hanno insegnato di partire sempre, nella vita, dalla dignità.
Ho passato momenti critici, ma ho anche trovato belle persone
che ci hanno aiutato come Laura Cadorin e Claudia Vedelago.
Ho tre volontarie meravigliose, collaboro con varie associazioni e psicologi, sto pensando di aprire la fattoria al Servizio Civile. Ogni giorno, il mio work
è veramente in progress e si apre a nuovi orizzonti. Grazie Asini”.