QUEL PART-TIME IN NEGOZIO: LA DIGNITÀ RICONQUISTATA

I.C., queste sono le iniziali con cui questa signora mora, curata, gentile,
si presenta all’appuntamento. La sua è una storia difficile, con un passato
di grande sofferenza, segnata da una relazione sbagliata, da violenze fisiche e psicologiche, da corse al pronto soccorso, colloqui con gli psicologi
ed i servizi sociali, referti sommari, sentenze tardive, debiti accumulati, contratti brevi e precari, ma è anche una storia di speranza, di fatica,
di dignità riconquistata, di amore per il lavoro nel mondo del commercio
e per la figlia. Ha vissuto sulla propria pelle le incongruenze della burocrazia, ha sperimentato di persona le assenze dei navigator, ha potuto risolvere, temporaneamente, qualche emergenza con la Naspi e col reddito
di cittadinanza. Da poco, ha ricominciato a lavorare qualche mezza giornata come baby sitter in una bella famiglia ed ha ottenuto, grazie ad un annuncio, un periodo di prova in un nuovo negozio del centro per il turno domenicale
e per qualche altra mezza giornata infrasettimanale.
Un nuovo inizio.
I.C. ha quarantasei anni, vive in una casa in affitto, ha una amatissima ragazzina, una madre anziana ed un ex compagno che paga poco
e saltuariamente gli alimenti. Ha iniziato – dopo il diploma – a lavorare
come commessa. Conosce tante tipologie merceologiche: è esperta nell’abbigliamento. Poi la crisi del commercio, unita al cambiamento
dei consumatori e del mercato, hanno isolato e marginalizzato questa donna dal buon gusto innato che sogna di poter lavorare nel commercio
con un contratto stabile e part time, che è felice quando lavora in negozio, dietro al banco, quando vende un vestito, un oggetto, un accessorio
o una tovaglia, quando dà un consiglio, amata e stimata dai clienti.
“In quasi tutti i negozi in cui ho lavorato” – racconta – “mi chiedevano
se l’attività era mia. Ho lavorato sia nei centri commerciali che nei piccoli negozi di quartiere. Per un breve periodo ho avuto anche una mia attività: non ho mai smesso di cercare nuovi stimoli. Mi piace creare e personalizzare oggetti ed accessori, lavoro continuamente con la fantasia. Ho sempre avuto un rapporto speciale coi miei clienti, un rapporto di fiducia ed i titolari
mi hanno sempre concesso la massima autonomia.
I tempi belli del commercio sono finiti ed io ho il grande limite del part-time perché tra le mie priorità c’è sempre mia figlia, che seguo e che non mi sento di lasciare per tutto il giorno. Ho appena ottenuto l’affido esclusivo e sono molto contenta. Dal 2008, sono alla ricerca di un lavoro stabile: le ho provate tutte ed ho fatto tanti colloqui. Ora si sta aprendo qualche spiraglio.
Cosa mi manca? Mi manca l’aria: quando non riesco a pagare bollette
e spese di condominio non respiro più, mi vengono gli attacchi di panico.
Il mio medico lo sa e mi chiede come faccio a resistere. Sogno di poter avere un contratto stabile per dare a mia figlia quello che serve e garantirle un futuro sereno, studi seri e costruttivi, sogno di non dover più elemosinare aiuti, di avere quello che basta per pagare le spese di condominio,
di non temere che mi stacchino le utenze, di non dover più fare l’equilibrista per arrivare a fine mese. Il commercio è cambiato, cercano persone giovani e full time, io, per il retail sono considerata vecchia anche se ho esperienza, fortunatamente posso lavorare alla domenica, quando gli altri dormono
o si riposano dopo le feste, posso lasciare mia figlia da mia mamma
per qualche mezza giornata.
Ogni giorno penso a come risolvere il quotidiano, a come riprendere in mano la mia vita, a come ricominciare. Mi sento invisibile, nessuno pensa a noi, donne non più giovanissime con impegni famigliari onerosi alla ricerca
di un nuovo inizio. Ho bisogno di staccare, di poter contare su Istituzioni
che ci capiscano e ci vengano incontro, il navigator mi ha detto:
“ci sentiamo signora, le mando una mail”, io però so di essere esclusa
da una fetta di lavori ma sono sempre disposta a rimettermi in gioco.
Ho visto un annuncio, in centro apre un nuovo negozio: cercano personale per la domenica, ci ho riprovato, mi sono messa in gioco, sto iniziando,
sono in prova ed ho ricominciato a credere nel mio futuro. Riparto da qui,
da una via del centro, da un prodotto che mi piace, ho già le foto
della vetrina, sono felice, posso comprare un gelato a mia figlia, uscire e fare una passeggiata serenamente con lei. Si riparte. La felicità è dietro il banco ed il sogno di una vita senza debiti non è poi così lontano.
La domenica mattina in negozio è una promessa di speranza e di futuro:
la città, ancora assonnata, scorre lenta intorno a me, poi si risveglia
e si anima, mi sento orgogliosa del negozio. Il nuovo lavoro mi appassiona
e sto imparando tante nuove cose.”