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2021

SI PUÒ SEMPRE RIPARTIRE (DA ZERO)

SI PUÒ SEMPRE RIPARTIRE (DA ZERO)
Si può sempre ripartire: da zero, a quarantatré anni, con tre bambini piccoli, senza casa, senza lavoro con una separazione ancora fresca e in una nuova città. A provarlo è Chiara, che ci racconta la sua storia al termine di una delle prime giornate del suo nuovo lavoro, appena trovato, grazie ai colloqui con le Agenzie e ai consigli dello Spazio Donna. La storia di Chiara potrebbe essere una delle tante che rientrano genericamente nelle storie dei matrimoni imprevedibilmente finiti, in quel: chi l’avrebbe mai detto? È invece una grande testimonianza di speranza, di rinascita, di ripartenza, di capacità di liberarsi dai sensi di colpa. “Sono nata e cresciuta a Treviso, ho studiato e frequentato il Liceo Classico, poi la Laurea in Giurisprudenza, il Master in mediazione famigliare, un primo lavoro in azienda” – racconta Chiara.
“Poi il matrimonio – felice e desiderato – è stato frutto di un patto coniugale forte, chiaro, condiviso, onesto, in cui ci siamo detti: “vogliamo dei bambini, siamo felici, tu ti occupi della famiglia ed io lavoro, sono in carriera e sono costretto a cambiare città spesso”. Un patto – questo dell’io garantisco lo stipendio e tu ti occupi della famiglia – che ha funzionato, ha portato a cambiare tre città e altrettante gravidanze serene: Roma, Udine, La Spezia, a ricominciare ogni volta, a instaurare nuove relazioni”. “Sono stati anni intensissimi: in ogni città arrivavo e ricominciavo, mi informavo subito dove erano l’Ospedale per partorire ed il pediatra. Mi veniva tutto facile. Sono stati anni belli e quasi magici, la terza bambina l’abbiamo cercata e voluta: non sono mai stata ingabbiata in casa e non sono mai stata fissata con l’ordine. Coi bambini frequentavo asili, parchi, mamme, festicciole: ho sempre pensato di tenere salda, in qualunque posto andassi, la rete sociale. Ho amiche che posso chiamare disperata alle tre di notte e su cui posso contare. Mi hanno aiutato molto. Poi il patatrac impensabile: la rottura con mio marito – uomo in carriera, di rara intelligenza e di grande fascino – al culmine di un periodo di superlavoro e di grande stress. Mi sono trovata di fronte ad una scelta: salvare me stessa e mettere in sicurezza i bambini, o votarmi al conflitto per tutto il resto della vita. Mi ha aiutata una brava psicologa. Mi ha detto: “signora, si metta al sicuro e guardi avanti, ha tre figli da proteggere”. Da quel momento, dalla rottura – dopo un percorso profondo in cui siamo stati anche aiutati – siamo arrivati sereni alla separazione, avevamo capito che c’erano cose irrisolte che partivano da molto lontano. Ho trovato le forze per azzerare i sensi di colpa, sono tornata a Treviso coi bambini dopo tredici anni, ho chiesto ospitalità ai miei genitori per due mesi e da lì sono ripartita. Non avevo nulla, se non la mia laurea in tasca, il master ed alcuni anni di lavoro da mettere in curriculum. Senza un lavoro trovare un casa in affitto era un miraggio. Mi ha aiutata mio fratello, il mio pilastro: in poco tempo ho messo su casa per l’ennesima volta, ho recuperato mobili ovunque, ho trovato amici e tanta gente solidale. Non ho mai smesso di tutelare la mia vita privata, per alcuni mesi ho avuto un amico che vedevo ogni tanto, solo qualche week-end, che è stata una grande spalla e che mi ha dato coraggio. Ho subito cercato le scuole per i bambini: tutti e tre vicini, nello stesso comprensorio, potevo accompagnarli a piedi e potevo ristabilire la rete sociale con gli altri bambini del quartiere e con le mamme. Il caffè alla mattina e gli aiuti per i compiti. La salvezza. Poi i colloqui, le ricerche, l’impegno per trovare un lavoro fino all’approdo allo Spazio Donna. E il grande consiglio, di un’Agenzia: “signora, lei ha un buon curriculum, ma non dica che ha tre figli piccoli”. Da lì, in pieno lockdown, è arrivato il colloquio giusto, quello che ti cambia la vita. Ora sono brand ambassador per una multinazionale: ho una zona commerciale da coprire che va da Udine a Vicenza, percorro mille chilometri a settimana e sono felice, tutto funziona e mi organizzo con gli orari. Lavorare non mi pesa, mi sento libera e fortunata. Col lavoro posso garantire un futuro ai miei figli e mi sento realizzata. Mio marito – ora ex – mantiene un rapporto sereno e collaborativo coi bambini. È un vita diversa da quella che pensavo, ma mi sono riscoperta molto più ricca, matura, consapevole di essermi salvata”.